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Lo vediamo senz’altro, anzi leggiamo, nelle poesie dedicate alla natura sofferente, violata o rigogliosa. Ma soprattutto lo leggiamo nelle liriche, quindi nei versi che sono espressione dei sentimenti di malinconia, solitudine, amore. Con soddisfazione del lettore, Laura Vitali fa sue immagini e concetti del romanticismo europeo, le stesse immagini in cui la natura non è solo sfondo ma vive e riflette le paure, speranze, delusioni e gioie dell’io narrante, sa esserne compagna fedele e simpatetica, ma sa anche comunicargli un autorevole dissenso. Come nei versi di Samuel Coleridge, nella lirica di Laura Vitali la natura è totalizzante, inquieta e potente. Il maturo approccio umanistico della poetessa nella relazione tra uomo e ambiente va infatti inteso in chiave romantica, quindi complessa e articolata, perché uomo e natura non si tengono più per mano per percorrere un retto sentiero verso la beatitudine come nel XIII secolo, ma sono in costante rapporto dialettico spinti dall’urgenza della vita stessa.
Ma come si arriva a questa maturità? Cosa c’è stato prima? Laura ci ha fatto generosamente leggere le sue poesie infantili, che abbiamo voluto pubblicare anche per l’equilibrio, inusuale per una bambina, tra il lessico ricco e l’uso disinvolto della rima baciata; ma soprattutto perché ne emerge una visione del mondo delicata e incantata, un mondo costruito dalla sua fantasia infantile che già a otto anni aveva affinato il proprio senso estetico. Questo ci serve a capirne l’evoluzione nella maturità; come è accaduto storicamente un’estetica più classica matura e si evolve in una inquieta estetica romantica, fino a esplodere nel Sublime.
Così è accaduto a Laura: dall’armonia più lineare alla dialettica più matura, consapevole e creativa.
Marcella Marcis