La dimensione del sogno, di una realtà rivista attraverso lo specchio metaforico dell’onirico e del sognante sono le chiavi attraverso cui leggere la figurazione di Laura Vitali. Malinconia, incertezza esistenziale, poesia della visione e un vago senso di irrealtà sono le caratteristiche di una pittura che si nutre delle suggestioni dei territori nebbiosi e naturalmente onirici della pianura padana, con sconfinamenti continui nel regno di una ritrovata visione metafisica del reale, pervasa da un desiderio inespresso di ricerca di senso e di autenticità della visione pittorica e, attraverso di questa, della vita stessa.
Quello di Laura Vitali appare dunque un nuovo realismo magico, basato su immagini semplici e quotidiane, su panorami di luoghi a volte riconoscibili, a volte immaginari, spesso puntellati da iconografie dalla grande forza simbolica, metafore di piccoli-grandi drammi esistenziali insiti nella natura stessa delle cose o del paesaggio: esondazioni di fiumi, fiori che nascono in radure deserte, mari in tempesta, alberi che rinascono dopo carestie, barche ormeggiate dopo una tempesta. Laura Vitali ci racconta l’esistenza attraverso lo specchio segreto celato sotto i suoi aspetti apparentemente più comuni. Ma sotto di questi sembra sempre agitarsi un’inquietudine sottile. Ecco allora una terra fatta di grattacieli e di case che divengono semplici forme geometriche sospese e affacciate su uno specchio d’acqua, come metafora di una natura addomesticata dall’uomo spesso a dispetto delle leggi della natura. Ecco uno scorcio di Corso Palladio, a Vicenza, che il semplice riflesso della luce della luna trasfigura però in un istante di piccola verità metafisica. Atmosfere enigmatiche, sognanti, che danno sostanza a una pittura di situazioni minute e di elementi semplici, quotidiani, primari.
Vittorio Sgarbi
Incontri d’arte di Caerano 2018. La presentazione di Sgarbi della personale di Laura Vitali.
“…adesione desolata, malinconica, onirica di Laura Vitali, in alcuni paesaggi rarefatti, con una luce tenue, e con il senso di una distanza, di una malinconia…”