Significativa presenza nel mondo dell’arte, è quella del’artista Laura Vitali le cui opere si trovano in tutto il mondo, principalmente in Italia e negli Stati Uniti, e non si contano i Premi e i riconoscimenti ricevuti, in occasione di Mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Nata a Parma da madre parmense e padre ferrarese, oggi vive e opera a Bolzano Vicentino, in quel di Vicenza; diplomata all’Istituto d’ Arte di Parma, ha avuto insigni Maestri, e tra questi ricordo il pittore e scenografo Enrico Bonaretti (Parma 1893 – 1977) e il chiarista lombardo Umberto Lilloni (Milano 1898 – 1980) figura di primo piano fra gli artisti italiani del Novecento.
È insegnante di disegno, fine poetessa e pittrice: tra i suoi temi prediletti sono le figure, e fiori e fiumi e mari in tempesta, e paesaggi e radure e deserti con alberi che rinascono e fioriscono: immagini semplici e quotidiane di panorami anche immaginari, calati in una sorta di realismo magico, permeati di luce e pervasi di struggente bellezza; specialmente con i suoi olii e acquarelli rappresenta sulla tela le devastazioni prodotte dall’uomo sulla natura, ma sempre con un intimo senso di speranza calata in atmosfere di poesia malinconica, insieme dolce e vigorosa. E poi merita anche sottolineare quanto gli olii e gli acquarelli evochino ed esprimano con tocchi di ariosa leggerezza, in sottesa malinconia, una inquietudine sottile quanto mai suggestiva e coinvolgente.
Anche la poesia della Vitali fa vibrare le più intime corde del sentimento e dell’anima più segreta, spesso assecondando i suoi umori o gli stati d’animo personali di questa fine e delicata Artista, ho pure letto alcune poesie raccolte in un suo volumetto, con il commento gioiosamente delicato di Marcella Marcis, e qui leggo qualche brano, breve ma intenso: “FERITA: è una ferita mortale, l’amore è per sempre, ma non mi fa male, mi aiuta a vivere…” Un volumetto di struggente e splendida bellezza, che oltre alla sua biografia ritrae l’Autrice, questa poetessa, illuminata da un sorriso serenamente dolce, indubbia proiezione e riflesso della sua dolce amabilità e della sua indubbia serenità interiore. Sentite:
“là, dove il profondo cielo / sposa l’azzurro dell’acqua / fiorisce la rosea ninfea / vola la libellula… immersi nella luce dell’alba” e ancora “la bellezza seduce ma presto svanirà” e poi: “Piange il creato con le fresche cascate, col salice piangente e dal cielo minaccioso racconta con le foglie morte, tutto il male e gli affronti che gli fece l’uomo”.
Pagine e tele che offrono gli stessi paesaggi dell’anima, che altro non sono, a mio parere, se non il dolce e succoso frutto, intensamente colorato e meditato del suo io più profondo e sincero.
Sergio Gentilini, 2019